Come la dieta influisce sul Microbiota.
- Lisa Livorsi
- 22 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 lug 2024
Nell’articolo precedente abbiamo approfondito il concetto di microbiota, quale è il suo ruolo nella salute dell’ospite e quali sono i microorganismi principalmente presenti nel cane e nel gatto.
La dieta come incide su tutto questo? La dieta ha effetto sulla ricchezza della composizione del microbiota intestinale, quindi sulla sua biodiversità, e influisce sulla quantità e la tipologia dei post-biotici prodotti dai microorganismi.

Durante il processo di digestione degli alimenti, solo una parte di questi viene effettivamente digerita e assorbita direttamente dall’organismo. Infatti, esistono alcuni nutrienti non digeribili o che per diverse motivazioni possono non venire completamente digeriti e/o assimilati. La flora intestinale utilizza proprio questa quota di nutrienti, che bypassano la digestione dell’ospite, come loro fonte nutritiva. Questa quota indigerita/non assorbita viene quindi scomposta in molecole più semplici che sono utilizzate dai microorganismi per il loro metabolismo. Nell’intestino (in particolare nel cieco e nel colon) avviene quindi la così detta fermentazione microbica che porta al rilascio dei post-biotici che, come abbiamo visto nel precedente articolo, sono di fondamentale importanza per l’ospite.
È quindi evidente come la dieta influenzi il microbiota e il suo metabolismo. La ricerca in questo ambito è molto sviluppata ma c’è ancora tantissimo da scoprire, anche a causa della grandissima variabilità individuale dei microorganismi che compongono il microbiota.
Dagli studi condotti fino ad ora sembra che i fattori dietetici maggiormente rilevanti siano: la forma fisica della dieta (mangime industriale estruso o umido, mangime, alimentazione fresca, BARF ecc.), la sua digeribilità complessiva, la composizione dei singoli nutrienti, la qualità della composizione proteica (digeribilità e profilo amminoacidico) e le caratteristiche dei carboidrati complessi (in particolar modo la quota indigeribile, la fibra dietetica). Sembra che le diete non industriali portino a una maggiore variabilità del microbioma (il patrimonio genetico posseduto dal microbiota) intestinale e nella produzione totale/tipologia dei metaboliti post-biotici. La tipologia di carne utilizzata nella dieta non sembra essere importante, l’aspetto rilevante sembra essere la sua effettiva composizione in termini di macro e micronutrienti. Il passaggio dalla dieta fresca alla dieta commerciale sembra portare a una diminuzione della variabilità del microbioma, con effetto reversibile se si torna alla dieta non industriale.
La digeribilità della dieta, come precedentemente accennato, influisce sul microbiota, infatti, i carboidrati complessi (polisaccaridi), oltre che a fornire energia, apportano una quota non digeribile di fibra. Essa è utile per lo sviluppo del microbiota. Per esempio, sembra che l’inclusione di un sottoprodotto delle patate contenente fibra in un alimento commerciale abbia determinato l’aumento di Faecalibacterium, batterio la cui presenza è considerata positiva in quanto produttore di short-chain fatty acid (SCFA; acidi grassi a corta catena). Il gatto, contrariamente al cane, sembra avere un microbiota meno sensibile alle integrazioni di fibra nella dieta, probabilmente questo è dovuto alla sua natura di carnivoro stretto. È bene sottolineare però che mentre ci sono numerosi studi riguardanti le variazioni del microbiota del cane sono molto meno quelli che si concentrano sui gatti. Anche la composizione proteica della dieta ha importanza, infatti le frazioni proteiche non digerite e assorbite sono disponibili nel colon per il metabolismo del microbiota.
I fattori importanti sembrano essere: la qualità, la quantità ed il rapporto tra proteine e gli altri componenti della dieta. Il microbiota dei gatti sembra essere più sensibile alle variazioni proteiche rispetto delle variazioni di fibra nella dieta. Infine, l’effetto dei grassi sul microbiota del cane e del gatto non sono ancora chiari.
Attenzione alla disbiosi
Diete squilibrate, stress e uso frequente di alcuni farmaci (es. Antibiotici) possono portare a fenomeni di disbiosi. Nel cane e nel gatto la disbiosi è descritta come un’alterazione nella composizione del microbiota intestinale in termini di biodiversità, accompagnata da una riduzione di SCFA.
Si possono identificare tre principali tipologie di disbiosi:
riduzione della diversità batterica;
perdita di batteri buoni;
crescita eccessiva degli agenti patogeni.
Ricordatevi sempre che è molto importante prendersi cura del microbiota intestinale nei periodi di stress (cambio di abitudini, nuove persone nella vita dell’animale, inserimento di nuovi animali in casa, trasferimento), durante i cambi di dieta e in seguito all’assunzione di farmaci. L’assunzione dell’antibiotico, specie nei cuccioli, porta a un cambiamento nella composizione del microbiota (per esempio in stadi precoci dello sviluppo può diminuire la presenza dei Lactobacillus e favorire patogeni opportunisti come lo Streptococcus). Quando viene prescritto un antibiotico a voi, o ai vostri amici a quattro zampe, valutate sempre di assumere, o di fare assumere loro, probiotici e prebiotici; chiedete sempre consiglio al vostro medico o veterinario di fiducia.
Nel prossimo articolo approfondiremo la relazione tra la tolleranza orale e il microbiota.
Fonti:
Biagi, G., Chiofalo, B., Cutrignelli, M. I., De Angelis, A., Fusi, E., Meineri, G., ... & Sandri, M. (2021). Nutrizione e alimentazione del cane e del gatto.
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